Gli Esercizi Spirituali raccontati da… Paolo, aspirante
Finalmente eccoci nuovamente alla data degli esercizi spirituali di Pianezza; ne sentivo proprio il bisogno. Ma la mattinata di sabato volge al termine e io sono ancora al lavoro. A Pianezza hanno già cominciato da un pezzo… Tra poco li raggiungerò. Pregusto il piacere di quell’oasi spirituale «a emissioni zero» che è villa Lascaris per me, già da tre anni in qua. Già, Spiritualmente ecologica: senza pc, senza bisogno di usare il cellulare, né l’auto, senza TV, senza le urla del vicino, senza… ah, quella no! Accidenti… La chitarra l’ho portata! Non credo che aiuterà il mio silenzio interiore; d’altronde una chitarra e il silenzio potrebbero mai andare d’accordo? Però può essere lo stesso utile alla preghiera di tutti… e allora sia! Il vero intralcio non è la «sei corde», ma il pensiero di riuscire a svolgere un buon servizio, in un ambito di grande devozione, e riuscire io stesso ad entrare nello spirito dovuto.
Non mi resta che lasciare che tutto vada come deve andare, e così apro lo sguardo e mi accorgo che sono in tanti a darsi da fare per l’organizzazione di questo ritiro. A quel punto capisco che la mia è solo una parte. Beh, non è stata neanche proprio una scoperta dell’ultimo momento, essendo al mio quarto ritiro quaresimale ho capito ancor meglio che sono tra amici: insieme siamo una porzione della “famiglia salesiana”. Così gli insani pensieri sono finalmente ricacciati; proprio come quelle tentazioni che tolgono l’allegria e che, don Bosco ci insegna, non vengono da Dio. Invece i pensieri di don Enrico, che al nostro arrivo è già in piena azione, sono densi di importanti messaggi per la fede e non perdono il tono del buon umore. Ho detto “nostro arrivo”; infatti sono pervenuto insieme a Isabella, mia promessa sposa ed aspirante cooperatrice. Il tema del ritiro è la preghiera. Ma in realtà c’è di più, se ben comprendo, poiché, ponendo l’accento sul fatto che essa è essenzialmente relazione con “un altro”, che è nostro Padre, si può dedurre anche che da come preghiamo riveliamo la qualità del nostro credere. Per contro, ci vengono spiegati i vari errori nei quali possiamo incappare nel farlo: chiedere cose sbagliate, o solo per noi stessi; offenderci perché Dio non ci ha esaudito, col rischio di finire per non pregare neanche più. Farlo frettolosamente o con troppe parole, dimenticando di lasciare aperto il cuore per sentire la risposta che viene da Lui.
Arricchiti da tutto questo ci rechiamo insieme a recitare i vespri. C’è un clima sereno e raccolto nella cappella, che, strutturata come un mini-anfiteatro, ci consente di accerchiare Gesù nel tabernacolo. È ora di suonare, e scopro con piacere che c’è una giovane chitarrista (Stefania) ad aiutarmi. Grazie alla divisione dei compiti, riesco a pregare meglio, anche se, come apprendo qui, un servizio è già preghiera. Finalmente nutriamo anche il corpo. A cena si possono coltivare amicizie, commentare la giornata, acquisire informazioni sulle attività di altri centri o iniziative dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori. In refettorio però ci sono anche diversi ragazzi che danno un po’ di brio con le loro “garrule voci”: a me aiutano a sentire più forte il legame con don Bosco. Gli esercizi sono proprio ben organizzati: liturgia delle ore al mattino, prima di pranzo e cena; una veglia penitenziale al centro del ritiro (il sabato dopo cena); un rosario la domenica, e al culmine la celebrazione eucaristica, l’incontro più ravvicinato con Gesù. Tra le celebrazioni e i momenti di preghiera personale, ci sono le riflessioni, i silenzi, le convivialità. Della confessione conserverò senz’altro la sensazione di aver trovato in don Enrico un vero “allenatore dell’anima”. Esco dal confessionale con la sensazione di uno che mi vuole bene anche senza conoscermi e mi rilancia ristorato nel cammino. Grazie alla Riconciliazione, è grande la gioia di restare a vegliare il Santissimo Sacramento, ora esposto sull’altare. È come un abbraccio che ricevi e che ridai …
La domenica invece riceviamo gli “antidoti” ai “mali” della preghiera: “Padre Nostro”… Dobbiamo pregare ricordandoci di essere solo una goccia nel mare dei fratelli. … “Rimetti a noi i nostri debiti” …Riceviamo il perdono, solo così potremo donarlo. La preghiera è carità, e se non l’abbiamo dobbiamo chiederla; il “pane quotidiano”, lo riceviamo, ma dobbiamo anche darlo, che sia materiale o spirituale. Ma la preghiera può anche essere nutrita di digiuni e rinunce, di sopportazione e abnegazione. Può essere anche stare in silenzio rivolti verso Dio. Dopo un’ora di silenzio, recitiamo il rosario, poi pranziamo. Ancora riflessione con don Enrico, e infine la santa Messa. Le nostre facce, ora, sono tutte più sorridenti e amichevoli. Il ritiro ha funzionato!
Paolo Peciarolo
Aspirante Salesiano Cooperatore 2014