Con il suo passo e con il suo sguardo
La prima volta che ho sentito parlare del corso guide è stato ad un incontro del Centro Locale: Don Enrico Lupano era venuto a conoscerci e, fra le varie iniziative in preparazione al Bicentenario della nascita di Don Bosco nel 2015, ci ha presentato anche questa proposta.
Proprio pochi giorni prima, insieme con un’amica del Centro, ci eravamo dovute improvvisare ciceroni di Valdocco per un gruppo di genitori che venivano da fuori Torino. L’esperienza ci era piaciuta molto e abbiamo deciso di aderire al progetto, pensando così di poter offrire un servizio che possa essere anche gratificante: conoscere persone nuove che arriveranno spinte dall’amore per il nostro padre spirituale o forse anche dalla sola curiosità.
Ci siamo iscritte ritenendo di poter così arricchire innanzitutto il nostro bagaglio salesiano/culturale e diventare delle “esemplari” accompagnatrici. In realtà non avevamo compreso proprio nulla. Infatti, il corso ha sicuramente contribuito ad approfondire le nostre conoscenze storico-sociali sull’ambiente in cui è vissuto Don Bosco e sulla vita del nostro amato Padre, ma ci ha soprattutto insegnato a camminare lungo le strade che lui percorreva con il suo passo e con il suo sguardo. Fra tutti coloro che ci hanno condotto in questo percorso, voglio ricordare in modo particolare don Bruno Ferrero: la mezza giornata trascorsa con lui è stato un regalo bellissimo. Abbiamo in poche ore rivissuto le vicissitudini di Don Bosco alla ricerca di un cortile dove fermarsi con i suoi ragazzi. Le parole che uscivano dalla bocca di don Bruno si animavano. Mentre raccontava, mi sembrava di vedere Don Bosco che si arrampicava su di un’impalcatura in via Garibaldi per soccorrere un ragazzino che non ce la faceva più a portare il suo secchio troppo pesante; e più avanti lo vedevo mentre spiegava ai suoi ragazzi, che si stavano azzuffando per lui, che voleva bene a tutti allo stesso modo, come amava le dita della propria mano. Durante questa giornata abbiamo potuto conoscere anche il lato umano del nostro Santo, che ce lo ha fatto sentire ancora più caro e vicino; come lo scoprire che anche lui era goloso e che un giorno chiese al più agiato don Murialdo di offrirgli un bicerin; e che, forse anche lui un po’ testardo ed orgoglioso, una volta si presentò alla Marchesa di Barolo chiedendo se avesse bisogno del suo aiuto economico. Ma soprattutto abbiamo avuto la possibilità di riflettere sulla nostra vita, sul nostro personale cammino verso la santità, sulla via che abbiamo scelto, quella salesiana, domandandoci “cosa farebbe don Bosco? cosa direbbe a noi, oggi?” Al termine di questo primo anno mi sembra di aver capito che, se vogliamo offrire questo servizio, sicuramente dobbiamo studiare, ma sarà la nostra persona il biglietto da visita più importante: sul nostro volto dovrà risplendere la gioia salesiana e le nostre parole dovranno essere animate dall’amore. I visitatori, attraverso i nostri occhi ed i nostri gesti, dovranno percepire come Don Bosco vedeva la vita. Affidiamo i nostri propositi a Maria Ausiliatrice affinché sia anche per noi la maestra che è stata per Giovannino.
Maria Grazia Rasta
Centro Locale DB2000