Aspiranti al Colle don Bosco e Chieri

Nel territorio di Castelnuovo, tra i Becchi, Morialdo, Capriglio e Moncucco, Giovanni Bosco trascorre gli anni dell’infanzia, della fanciullezza e della prima adolescenza.

Il dato nativo umano, ricco di potenzialità, viene plasmato e modellato sotto l’influsso del clima familiare, dell’intensa religiosità che impregna ambiente e avvenimenti, della mentalità contadina con la sua cultura, i ritmi delle stagioni, le dure esigenze del lavoro, ma anche i caldi contatti umani, la tendenza a concretizzare valori e ideali. Giovannino reagisce felicemente, favorito da un’indole molto positiva.

Dalla ricostruzione autobiografica (MO) costatiamo come don Bosco tenda ad attribuire a questi quindici anni della sua vita un’importanza determinante. In essi vengono posti le basi della personalità umana e cristiana, delle scelte di fondo e della sua spiritualità. Si verificano anche incontri ed esperienze che avranno un influsso importante sulla sua vocazione e missione. Qui egli già intravede l’inizio provvidenziale di un’avventura voluta da Dio e da Lui costantemente accompagnata fino alla piena realizzazione. È quindi estremamente interessante analizzare i primi passi della sua vita, per scoprire i valori, principi di metodo educativo e rapporti affettivi che coopereranno alla costruzione della sua santità. Furono anni duri, segnati dalle difficoltà e dalla fatica, ma non risultarono anni infelici. Anzi, la serenità, la capacità di affrontare le difficoltà con atteggiamento positivo e combattivo, la gioia, ne sono le dimensioni dominanti.

Un ruolo determinante lo ha innegabilmente la madre, Margherita Occhiena (1788—1856). Donna forte, dalle idee chiare, determinata nelle scelte, con una filosofia della vita sobria e sostanziosa, religiosamente concreta. Nel rapporto con i figli risulta essere severa ed insieme dolce, preoccupata di motivare ogni scelta di valore e di comportamento, in modo che sia assunta con criteri di giudizio autonomi. Si trova a dover crescere tre ragazzini col temperamento molto diverso. Ella riesce a non livellare o mortificare alcuno. Problemi economici immediati, presente e futuro dei figli, sono affrontati con estremo equilibrio.

Giovannino viene ducato alla sobrietà, alla responsabilità della vita e si tempra alla fatica. Caratteristica dell’attività agricola è la cura costante, quotidiana, nella paziente attesa della stagione dei frutti.

Il senso religioso della vita, la certezza della presenza continua, attiva di Dio. Margherita inizia i figli alla preghiera, incoraggia la sete di istruzione e di cultura del figlio. Rispetta le esigenze dell’età del figlio, lo educa alla scelta oculata delle amicizie. L’esito umano e spirituale è notevole, anche se i risultati dal punto di vista scolastico  e culturale non possono che essere frammentari.

A completamento di questo itinerario, l’incontro con don Calosso procura a Giovanni un’occasione preziosa di consolidamento culturale, ma soprattutto di avvio ad una vita spirituale più cosciente.

Alle scuole di Castelnuovo (1830-1831) il giovane Bosco acquista nuove esperienze anche fuori dall’ambito scolastico. Fa tesoro del tempo libero, imparando dal suo padrone di casa l’arte di tagliare e di cucire i vestiti; famigliarizza con gli strumenti di una fucina presso il fabbro ferraio Evasio Savio; si cimenta nel canto e nel suono del cembalo e del violino. Inizia a registrare nella sua m,ente elementi di metodologia didattico pedagogica.

 Decennio di studio e di lavoro del giovane Bosco a Chieri. (1831-1841)

 Nella città di Chieri Giovannino dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841: gli anni decisivi dell’adolescenza e della giovinezza, durante i quali andò strutturando e consolidando la sua personalità.

Arrivò sedicenne, ragazzo di campagna, pieno di buona volontà e ne partì prete ventiseienne, spiritualmente solido, culturalmente preparato, con una grande voglia di tuffarsi nel ministero pastorale, particolarmente a favore dei giovani.

Un itinerario percorso in due tappe: le scuole pubbliche (1831 – 1835) e il seminario )1835 – 1841)

Gli anni della scuola pubblica

Sono il periodo più travagliato ed insieme vivace

Travagliato perché maggiormente segnato dalle privazioni economiche, dal lavoro intenso e sacrificato, dalle lunghe nottate di studio e di lettura e, ancor più, dalla tensione spirituale nella ricerca della propria vocazione

Ma anche tempo vivace, perché ricco di interessi, nel quale esplode in Giovanni l’intensa carica di doti umane e spirituali, di esuberanti energie, di allegria e cordialità

L’ambiente sereno della cittadina si rivela ideale per la sua maturazione.

Gli studenti vengono seguiti e curati in ogni momento della loro giornata dalla presenza esigente, ma sempre umana e spesso cordialmente amica, dei professori, del Prefetto degli studi (responsabile degli aspetti disciplinari) e del Direttore spirituale.

L’influsso formativo dell’ambiente scolastico trova un complemento adeguato nell’attenzione delle famiglie, presso cui gli alunni dimorano a pensione, e nelle amicizie profonde tra i giovani, fatte di chiassose ed allegre compagnie, di scambi intensi (Società dell’allegria)

Gli anni del seminario

Abbandona gradualmente il vivacissimo ritmo di vita degli anni precedenti, concentra io suoi sforzi nella qualificazione culturale e nell’impegno spirituale per plasmarsi secondo il modello sacerdotale che gli viene proposto, senza però perdere mai la sua cordiale umanità come programma di partenza assume l’impegno della fedeltà costante ai doveri quotidiani scanditi  dal severo regolamento del seminario, agli obblighi scolastici richiesti dai programmi, aggiunge una lettura di opere di carattere storico, biblico, teologico ed ascetico, sfruttando ogni briciolo di tempo libero

Affina la propria maturazione umana e spirituale

Docile ed affezionato vero i suoi superiori si rende disponibile alle esigenze molteplici della vita comunitaria

Allaccia amicizie spirituali feconde con  i migliori tra i suoi compagni condividendo ricreazioni, studio, preghiera ed ideali ascetici

Col passare degli anni cresce nella tensione interiore ed amplia gli interessi culturali

Lo sforzo, il lavoro intenso, l’ascetico tenore di vita indeboliscono la sua salute e più di una volta è sul punto di soccombere; ma la sua fibra robusta non viene spezzata. L’amico Comollo, invece, ne è stroncato e  j9ore a 22 anni.

Quando il 5 giugno 1841 don Bosco viene ordinato sacerdote la sua formazione culturale e spirituale è ormai assodata le solite basi poste nel decennio chierese e le ricchezze accumulate in questi anni nascosti e intensi, riveleranno la loro fecondità in tutta la sua esistenza di educatore e pastore dei giovani.

VALORI PEDAGOGICI E SPIRITUALI EMERGENTI

Studio e cultura come indispensabile itinerario ascetico di costruzione della propria personalità, perseguito con costanza e fedeltà quotidiana

Lavoro manuale e intraprendenza personale per cooperare attivamente alle sollecitudine dei genitori

Sport, gioco, vita attiva – sapientemente dosati con i propri doveri – per uno sviluppo fisico, psichico e spirituale armonico

Amicizia tra i compagni, ben scelte ed arricchenti

Associazionismo, interessi condivisi, aiuto reciproco

Rapporto di amicizia e di confronto anche con adulti significativi, che possono diventare maestri e modelli di vita e di valore

Scelta di un confessore stabile, col quale avere incontri frequenti e confidenti

Scelta vocazionale: umiltà di confrontarsi e di chiedere consiglio

Vita di preghiera solida, con momenti fissi di orazione e meditazione personale ogni giorno

Liturgia eucaristica quotidiana

Devozione alla Madonna

Tensione vocazionale per discernere la volontà di Dio